In occasione della scorsa edizione della "Children BookFair" di Bologna, i diritti d'autore del libro Sitta al-Kul sono stati venduti alla casa editrice italiana Giunti. Presto sarà dunque possibile leggere il libro dell'autrice giordana Taghreed Najjar anche in italiano. Per conoscere meglio la storia di questa pubblicazione vi proponiamo l' intervista all'autrice pubblicata da Marcia Lynx Qualey nel sito Arabic Literature. L'intervista era stata realizzata nel Novembre 2014.
traduzione di Maria Laura Romani
La bambina controcorrente: una storia da Gaza, una storia universale
Quando si apre il libro ", si percepisce chiaramente che si tratta di romanzo arabo per giovani lettori. Non ci sono animali, facili morali, non ci sono nostalgici sguardi all'infanzia. Nel momento in cui si incontra per la prima volta Yusra, la protagonista, suo padre è impegnato a lamentarsi per il suo tè troppo acquoso, sgridando la madre e imbarazzando tutta la famiglia. Yusra è costretta ad andare dai vicini per chiedere l'elemosina e nessuno di loro si mostra disponibile.
Sebbene Yusra sia un personaggio inventato, il libro "Sitt al-Kul", il cui titolo può essere tradotto come "Controcorrente", è basato sulla vera storia di Madelene Kolab che prese in mano l'attività di commercio del padre, dopo che questi era diventato troppo malato per andare a pesca con la sua barca.
Nel libro, il fratello maggiore di Yusra è stato ucciso e suo padre finisce su una sedia a rotelle quando uno dei tunnel sotterranei tra Gaza e l'Egitto crolla. La madre è occupata ad accudire la piccola famiglia e il fratello minore è davvero troppo giovane per portare un aiuto finanziario. Così tocca alla piccola protagonista darsi da fare per sostenere economicamente la famiglia.
Come Madelene Kolab, Yusra ripara la barca del padre e la riporta in mare. Come Madelene, Yusra si scontra con le ottuse opinioni della società e la paura delle barche israeliane che potrebbero spararle.
Man, mano che la storia va avanti, conosciamo anche un lato più amorevole e gentile del padre. Piano, piano il papà conquista la nostra simpatia e si rivela essere non solo un patriarca emotivamente distante che dispensa moniti e consigli, ma anche un essere umano.
La storia è ricca di personaggi complessi e di dettagli sulla vita quotidiana a Gaza. La storia è tanto particolare quanto universale: una ragazza che vuole adattarsi alla vita e al contempo trovare la propria strada.
"Controcorrente" è simile ad altri recenti libri per giovani lettori che sono stati pubblicati in lingua araba. Queste opere, a differenza del passato, non dispensano solo consigli morali, ma insistono su importanti questioni politiche, così come il premiato libro Faten di Fatima Sharafeddine che parla delle problematiche legate alle classi sociali e del trattamento dei lavoratori domestici a Beirut.
"Controcorrente" rallenta il suo ritmo narrativo quando Yusra si allontana dalla pesca per pianificare il suo futuro, ma il libro continua a mostrare aspetti poco conosciuti della popolazione che vive a Gaza, come ad esempio la realtà della musica rap contemporanea.
La storia è forse involontariamente fedele alla vicenda di Madeleine Kolab che, secondo quanto detto a "The National" nel 2011, aveva l'ambizione di cambiare la propria situazione. Sei mesi prima che la storia fosse pubblicata la bambina voleva diventare una stilista, ma ora sta considerando di prendere un diploma sportivo, così che possa trovare un lavoro, forse come istruttrice, prima di sposarsi.
La narrazione ha un grande potenziale anche nella sua traduzione inglese, grazie alla descrizione di Gaza fuori dal contesto della guerra e per la forza del personaggio femminile. I diritti in lingua inglese - e altri diritti - sono ancora disponibili.
Diversi mesi fa, l’autrice Taghreed Najjar aveva gentilmente risposto ad alcune domande sulla realizzazione del libro:
ArabLit: Quando hai conosciuto la storia di Madelene Kolab? Quando hai deciso di far diventare la sua storia la base del tuo libro?
Taghreed Najjar: Quattro e cinque anni fa stavo ascoltando la BBC mentre guidavo e ho sentito l’intervista a Madelene Kolab, una ragazza di 14 anni che era diventata la prima donna pescatrice di Gaza. Ero rimasta colpita dalla sua storia, specialmente perché il soggetto era a me vicino per due motivi: l’emancipazione delle donne e i diritti dei palestinesi. Ho preso nota nella mene del fatto che avrebbe potuto diventare un bel soggetto per una storia. Infatti, una volta a casa, ho aggiunto l’idea su un file del mio computer dove metto generalmente degli spunti per delle storie riassumendole in una frase alla quale posso far riferimento quando sono pronta a sviluppare la narrazione. Questo è quello che ho scritto: Idea riguardante una ragazza a Gaza che diventa pescatrice, delle difficoltà che deve affrontare e come riesce a superarle. In quel momento non pensavo che avrei scritto un libro per adolescenti e continuavo a pensare ad un album illustrato. Arrivai alla conclusione che era davvero difficile mettere tutto quello che volevo dire in un libro illustrato. Dopo aver scritto e pubblicato “Il cappello di Raghda”, sono stata incoraggiata a sviluppare l’idea in un libro per adolescenti e così è nato Sitt al-Kul.
AL: Quanti elementi hai ricavato dalla storia di Madelene Kolab e quanti ne hai inventati? Hai fatto delle ricerche particolari riguardo ai metodi di pesca, sulla situazione dei pescatori a Gaza, ecc.?
TN: Quando ho iniziato la storia, ho deciso che non avrei fatto ricerche o letto ulteriori informazioni su Madelene. Le notizie che avevo mi bastavano e volevo la libertà di pensare a Yusra, la mia protagonista, senza alcun tipo di costrizione. Volevo sviluppare il personaggio come una persona indipendente, con la sua propria storia famigliare, con le proprie preferenze. Non volevo che lei fosse l’ombra di Madelene. Al contrario, ho letto molto riguardo alla pesca a Gaza, sulla vita dei pescatori e sulle difficoltà che affrontano relativamente ai pattugliamenti dell’esercito israeliano. Appena ho iniziato a scrivere, mi sono resa conto che le informazioni su Gaza erano già sedimentate nel mio subconscio da anni. Mi sembrava di ricordare ogni piccolo dettaglio che avevo letto e così l’ho lasciato fluire nella scrittura. Ogni volta che ho aggiunto un elemento riguardante la vita a Gaza ne ho cercato conferma, così da essere sicura che fosse corretto, come i tunnel, la musica rap, ecc.
AL: Perché hai deciso di scrivere per i giovani lettori dopo aver scritto per anni libri per bambini? Il processo di scrittura è stato diverso? Avevi realizzato delle linee guida/una struttura per il libro o hai cominciato e sviluppato la storia così come veniva?
TN: Per così tanto tempo le persone mi hanno chiesto perché non avessi mai scritto libri per i bambini più grandi e ogni volta dicevo: “Un giorno, quando mi sentirò pronta, lo farò”. Per dirti la verità mi sono sorpresa di me stessa per due motivi: in primo luogo ero stata capace di farlo e con un bel riscontro da parte dei lettori. In secondo luogo, mi ero divertita moltissimo. Il processo di scrittura è certamente differente. In qualche modo è più tranquillo perché puoi esprimere ciò che vuoi in maniera libera e hai più parole per farlo. Nei libri illustrati hai invece bisogno di presentare l’idea dritta al punto e con poche parole. Per quanto riguarda la struttura, non ho seguito nessuna regola, ma ho creato a mio modo di fra nascere la storia seguendo una bozza molto generica. Una cosa di cui mi sono resa conto è che, se glielo permetti, la storia si scriverà semplicemente da sola. Sono contenta di non aver avuto nessuna linea-guida rigida, poiché questo mi ha permesso di avere la libertà di seguire il ritmo del libro. Mia figlia riderebbe di me se dicessi: “Non vedo l’ora di guardare nel computer, voglio scoprire cosa sta per succedere nella storia”
ArabLit: Quale è stata la parte più difficile nello scrivere questo libro? C’è qualcosa che hai imparato durante il processo di scrittura che vorresti poter dire a te stessa nel momento in cui hai cominciato?
TN: La parte più difficile è stato il lavoro sul testo, ovvero trovare un equilibrio accettabile tra il dialogo in lingua colloquiale e la narrazione in arabo Standard. Quanto usare dell’uno e dell’altro per rendere la narrazione accattivante, senza disorientare troppo i lettori? Durante il processo di scrittura ho imparato a rispettare il mio subconscio e a dare tempo alla storia per svilupparsi senza avere fretta e senza forzare la sua nascita.
AL: Quale è stata la reazione dei lettori palestinesi e in particolare di quelli di Gaza? Hai mai avuto paura di dare un’immagine sbagliata di Gaza, dal momento che non sei lì fisicamente?
TN: Dopo che il libro è stato pubblicato, ho avuto un gran numero di presentazioni nelle scuole e nei circoli. Il più grande complimento che i bambini mi hanno fatto è stato quello che la storia non era noiosa e che non avevano potuto smettere di leggere le vicende di Yusra fino alla fine. E’ un complimento perché i bambini a scuola tendono a tralasciare i libri in arabo e ad etichettarli come noiosi. La storia e la presentazione sono riusciti a mettere sotto gli occhi di tutti la vita a Gaza, una vita che per tanti bambini è così vicina e al contempo così lontana. Hanno imparato i fatti che accadono nella nostra area geografica, pur contestualizzati in una storia con dei personaggi nei quali si possono identificare. Nel libro ho cercato di mostrare che Gaza non è diversa da altri posti del mondo e che non è solo un campo di guerra. Ho tentato di far vedere come anche lì le persone hanno diversi interessi e punti di vista. Ho ricevuto un riscontro davvero positivo dagli abitanti di Gaza. Durante una videoconferenza che si è tenuta alcuni mesi fa, uno di loro mi ha chiesto come facessi a sapere così tante cose su Gaza senza averla visitata. Un altro ancora mi ha chiesto come facessi a conoscere il dialetto di quella zona (per la verità non l’ho usato nel libro, ma avevano avuto l’impressione che l’avessi fatto). Avevo timore che Madelene potesse non essere d’accordo con alcune parti del libro, ma mi ha detto che le era piaciuto e che aveva ritrovato in molti dettagli la sua personale esperienza. Uno dei giovani di Gaza, durante la video conferenza, mi ha chiesto perché avessi scritto della musica rap a Gaza, obiettando che non fosse rappresentativa della produzione musicale di quell'area. Ero d’accordo, ma ho detto che avevo provato a mostrare che Gaza, come ogni altro luogo del mondo, ha persone diverse, con diverse prospettive e diversi interessi. Ho scelto di focalizzarmi sui rapper perché stavo scrivendo per i giovani e questo poteva riflettere i loro interessi.
Si ringrazia Marcya Lynx Qualey. L'intervista originale è stata pubblicata sul sito di ArabLit: link
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Bruna Manai (martedì, 06 febbraio 2018 19:52)
Salve! È già disponibile il libro? È già in libreria?
Enrica (mercoledì, 07 febbraio 2018 12:15)
Buongiorno
il libro in italiano sarà pubblicato alla fine di febbraio e disponibile alla fiera di Bologna in marzo.
La versione in lingua araba è disponibile e in pronta consegna. Se è interessata ci contatti : info@arabook.it
Giuliana Coassin gcoassin@alice.it (sabato, 10 febbraio 2018 22:49)
Vorrei acquistare il libro sia nella versione araba che in quella italiana.
Fatemi sapere le modalità di pagamento.
Enrica (lunedì, 12 febbraio 2018 08:37)
Gentile Giuliana
Le ho scritto tutte le informazioni al suo indirizzo mail.
Buona giornata