La casa editrice giordana Dar Fadaat recentemente ha pubblicato il saggio “"ضد الاسلاموفوبيا “Contro l’islamofobia” di Pietro Basso e Fabio Perocco. La traduzione in arabo è stata curata da Zeinab Said e Rabi Ouenniche.
Abbiamo deciso di approfondire alcuni aspetti di questa pubblicazione parlandone con gli autori, l’editore e traduttori. Si tratta infatti di un saggio in arabo molto interessante che si propone di analizzare le cause dell’islamofobia in Italia e in Europa, i metodi che la veicolano le sue conseguenze sociali. Il lettore arabo potrà ricavarne informazioni che lo aiuteranno a comprendere i meccanismi che sono alla base di molti atteggiamenti ostili al suo mondo e alla sua presenza in Europa e in Italia, ma soprattutto sarà felice di scoprire che gli islamofobi non sono la maggioranza.
Di seguito il primo degli interventi che vogliamo dedicare a questa traduzione. Ci siamo fatti raccontare del progetto da uno degli autori, il prof. Pietro Basso, che ha insegnato Sociologia prima all’Istituto Orientale di Napoli e poi all'università Ca’ Foscari dove ho fondato venti anni fa il primo Master sull'immigrazione d'Italia. Il suoi libri e i suoi saggi sul lavoro, la storia del movimento operaio, il razzismo e le migrazioni internazionali sono stati tradotti in una decina di lingue.
Come nasce l’idea del libro per un pubblico di lettori arabi?
Nasce come reazione alla arabofobìa e alla islamofobìa che impazzano da almeno due decenni in Italia e in Europa. Si tratta di una vera e propria industria che nelle università, nelle scuole, nei giornali, nelle televisioni, sui social produce a ritmo incessante rappresentazioni e immagini falsificanti, inferiorizzanti, demonizzanti dell'attuale mondo arabo e di tradizioni islamiche, con un obiettivo evidente: creare la massima estraneità e ostilità tra le popolazioni italiane/europee e le popolazioni immigrate in Italia e in Europa provenienti dai paesi arabi e di fede maggioritaria islamica.
Da irriducibile critico di questa industria, metto in luce le tecniche con cui opera e i temi su cui insiste, nell'intento di oscurare e rimuovere tutto ciò che può avvicinare e accomunare queste popolazioni, in particolare i lavoratori di questi due "mondi". E collego la diffusione dei virus arabofobi e islamofobi alla vera e propria guerra agli emigranti e agli immigrati scatenata dall'Unione europea (da Schengen in poi) e al grande rilancio dell'aggressione neo-coloniale ai paesi del Sud del mondo in atto dalla prima guerra del Golfo ad oggi.
Come si struttura il libro?
Si divide in due parti. La prima, scritta da me, cerca di mostrare come il mondo arabo e "islamico" di oggi non sia affatto quella realtà pietrificata da 1400 anni di cui ha parlato con sommo disprezzo, e altrettanta ignoranza, la scrittrice italiana Oriana Fallaci. Affronto e smonto il mito secondo cui questo mondo non sarebbe altro se non religione e fanatismo, rovescio il mito dell'Islam contemporaneo colonizzatore dell'Europa attraverso la critica del (vero) colonialismo italiano ed europeo, discuto della condizione delle donne arabe mostrando quanto è ridicola la pretesa dell'Occidente di esserne il liberatore.
La seconda parte, scritta da Fabio Perocco, si concentra sulle pesantissime conseguenze sociali che l'islamofobia ha sugli immigrati arabi e di tradizioni culturali islamiche in Europa, in termini di discriminazioni, marginalizzazione, esclusione. Il suo scritto identifica i principali attori delle campagne islamofobe e analizza criticamente le politiche, le pratiche e i discorsi istituzionali contro gli immigrati musulmani residenti in Europa e in Italia. La sua analisi viviseziona anche gli argomenti e le modalità con cui viene legittimata e naturalizzata la condizione di disuguaglianza strutturale che deriva da questo insieme di processi materiali e culturali.
Molto importante e significativo appare il titolo; secondo lei il lettore arabo sarà maggiormente colpito rispetto al contenuto?
Oh, come vorrei saperlo! Posso soltanto sperare, questo sì, che i lettori arabi colgano che in Italia e in Europa i crociati islamofobi non sono i padroni assoluti del campo. Certo il clima qui è cupo, fa tornare in mente i funesti anni '30; ma nulla è già deciso, la battaglia è aperta. E mi auguro che ci sentano vicini.
Intervista di Pina Fioretti
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