Nelle classi sempre più multietniche delle nostre scuole il plurilinguismo è ormai un dato di fatto e in quella che potenzialmente è una piccola Babele, la presenza di alunni stranieri non è trascurabile.
Davanti a questa evidenza mi sono chiesta, c’è uno strumento che permette di valorizzare tutte le lingue presenti in una classe affinché nessuno percepisca la propria come minoritaria?
Un modo per farlo esiste e si chiama Éveil aux Langues: il nome di questo approccio significa letteralmente “Risveglio alle Lingue”. Insieme con la Didattica Integrata delle Lingue, l’Approccio Interculturale e l’Intercomprensione tra Lingue Affini, è uno dei quattro Approcci Plurali illustrati nel CARAP, un documento elaborato nel 2007 dal Centro Europeo delle Lingue Moderne di Graz.
Qui gli Approcci Plurali sono definiti come metodi utili per un’educazione plurilingue in quanto mettono in gioco più di una varietà linguistica e culturale.
Il Risveglio alle Lingue consiste nello specifico in una sollecitazione precoce alla diversità linguistica e culturale e riguarda tutte quelle lingue che non sono oggetto di insegnamento a scuola. Questo approccio tuttavia non ha come obbiettivo l’apprendimento di una lingua in particolare, ma vuole avvicinare gli studenti a immagini diverse e a suoni diversi. In questo modo essi sviluppano una consapevolezza dell’altro in un circolo virtuoso di continua scoperta.
Il Risveglio alle Lingue inoltre fonda la propria validità sulla giovane età degli apprendenti. La scuola dell’infanzia quindi risulta il momento migliore per insegnare ai bambini che al mondo esistono tanti alfabeti, tante lingue e tante culture.
Mossa dal mio grande interesse per la lingua araba mi sono chiesta se fosse possibile applicare questo metodo a una lingua così peculiare. Una lingua fatta di suoni eccentrici e anche per questo percepita come molto distante dalla nostra. Ho ritenuto che sarebbe stato molto interessante osservare le reazioni dei bambini rispetto a queste diversità.
Ho deciso così di utilizzare l’approccio Éveil aux Langues per mettere in pratica il mio progetto di tesi chiamato: “La lingua araba attraverso l’Éveil aux Langues: una sperimentazione nella scuola dell’infanzia”, nella scuola “Regina Reginella 2” di Montecchio.
Utilizzare l’Éveil aux Langues con dei bambini è una bella sfida! Per catturarne l’attenzione servono attività accattivanti e di stampo ludico. Ho cercato perciò di sperimentare giochi coinvolgenti e che potessero integrarsi bene nella quotidianità dei piccoli. Soprattutto dovevano essere rivolti a tutti i bambini, indipendentemente dalla loro provenienza.
Ogni classe poi è un universo a sé. Nella mia erano presenti in particolare due bambini marocchini e uno di origine tunisina. Sono state queste quindi “le lingue arabe” che ho voluto valorizzare.
La sperimentazione si è basata sul modello della ricerca-azione che ha permesso di analizzare il contesto di partenza, sviluppare gli strumenti adatti, raccogliere i dati e valutarli.
Dopo un primo monitoraggio e in base alle indicazioni generali del Risveglio alle Lingue, si è prima di tutto sviluppato un lavoro sulla consapevolezza culturale, spiegando che al mondo i bambini sono tutti uguali ma si differenziano per lingua e cultura. Successivamente è stato introdotto ai piccoli il concetto di consapevolezza linguistica, imparando a pronunciare assieme l’alfabeto arabo. Le impressioni e riflessioni dei bambini sono state infine monitorate, attraverso delle interviste guidate.
I risultati sono stati davvero eloquenti: acquisizione di nuove competenze linguistiche, culturali e lo sviluppo di una sana curiosità verso i compagni.
L’Éveil aux Langues si è rivelato un ottimo metodo per introdurre un’educazione plurilingue già nella scuola dell’infanzia, ma non è detto che debba limitarsi a questa. Il Risveglio alle Lingue si può utilizzare nelle scuole primarie, secondarie fino ad espandersi alla vita di tutti i giorni. Non è nemmeno obbligatorio essere esperti linguisti o mediatori culturali! Fare educazione plurilingue significa prima di tutto essere osservatori interpretanti delle diversità linguistico culturali di cui ognuno è portatore. I mezzi per farlo ci sono e sono tanti!
Articolo di Chiara Perlini
Le foto sono state realizzate durante il progetto e si ringrazia la dottoressa Perlini per averle condivise con noi
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