Chi è Fatma, perché colleziona ombrelli? E’ davvero una strega come alcuni sostengono? Cosa fa Lallahoum e qual’è il suo rapporto con Fatma au Parapluie?
Molte domande affollano questa pubblicazione, pungolando la curiosità del lettore e spingendolo a cercare le risposte tra le 64 pagine in bianco e nero scritte da Safia Ouarezki, disegnate da Mahoud Benhameur e colorate da Soumaya Ouarezki. Un lavoro a tre mani che è ora possibile leggere nella versione francese pubblicata nel 2019 dalla casa editrice Alifabata.
Fatma au parapluie non è solo una graphic novel dai toni misteriosi e quasi horror, ma porta con sé nei temi, nei disegni e nella lingua un inestimabile patrimonio legato all'oralità algerina.
Catapultato e quasi perso nelle strade delle alture di Algeri (una zona chiamata Flissa), il lettore fa a poco a poco la conoscenza degli abitanti della zona, della loro vita e di due particolari donne: Fatma au parapluie e Lalla Halloumi, considerate da molti come streghe incline alla pazzia e con occupazioni opinabili, che vivono in una casa decorata con ombrelli. Due personaggi enigmatici amati-odiati dagli abitanti della zone che però non possono fare a meno di esserne altrettanto affascinati.
La graphic novel utilizza un disegno estremamente interessante e visivamente potente che fa del bianco e nero uno dei suoi punti di forza. I temi oscuri e misteriosi, spesso legati a malattie mentali e povertà vengono tralsati in un disegno carico e denso di linee, a volte quasi soffocante e i personaggi sembrano quasi uscire dalle griglie del disegno. I personaggi faticano quasi a restare all'interno delle griglie narrative. I protagonisti della graphic novel sono spesso ripresi da più angoli e le loro dimensioni diminuiscono e si ingrandiscono, permettendo al lettore di ritrovarsi ad essere un abitante della kasbah. Interessate notare che i personaggi vengono spesso rappresentati dalla prospettiva dei bambini e sono dunque visti dal basso all'alto e appaiono grandi nelle dimensioni: uno stratagemma narrativo e visuale che denota l’abiltà dell’illustratore Mahmoud. Accanto a ciò, ritroviamo una dettagliata descrizione illustrata dell’architettura di Algeri.
Un altro aspetto interessante ed lo è ancor di più nell'edizione francese è la lingua. Come descritto dalle autrici in un’intervista per Arablit, i personaggi fanno riferimento alla tradizione kabyla nei vestiti, ma il fumetto è scritto in dialetto algerino. Una scelta interessante che si allinea con la tendenza di molti fumetti arabi recenti e che diventa necessità espressiva volendo dar voce a quello che è il folklore e a tradizione orale algerina. Nel passaggio al francese, la ricchezza della lingua non si perde, ma anzi acquista ancor maggior valore, visto che parole in francese sono parte integrante del dialetto algerino: ecco allora, per esempio, che il traduttore Nia Lotfi ha deciso di dar maggior risonanza a quelle parole sottolineandole in grassetto qualora siano presenti in francese nella versione originaria. Ciò restituisce al lettore la ricchezza della lingua algerina e le commistioni linguistiche di cui essa è espressione.
L’opera ha ricevuto un buon successo di critica e si attende ora il seguito per sapere davvero chi sia davvero Fatma au parapluie e quali misteri nascondono gli abitanti delle alture di Algeri.
Per ora, sta a voi cercare la risposta alle molte domande tra le pagine di questo fumetto, accessibile ora anche in lingua francese.
Per approfondire :
La casbah di Algeri in un fumetto, di Elisa Pierandrei, in Fumettologica, Maggio 2019
Sul fumetto algerino : Sfide del fumetto algerino: intervista a Dalida Nedjem
Testo di Marialaura Romani
Fatma au Parapluie vol. 1
di Mahmoud Benamar e Soumeya Ouarezki
Alifbata, maggio 2019
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