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Dalla letteratura palestinese al cinema, memoria di parole e immagini

 

   Il 29 novembre del 1947 fu approvata dall’Assemblea Generale la Risoluzione 181 che prevedeva il Piano di partizione della Palestina elaborato dal Comitato Speciale dell’ONU sulla Palestina (UNSCOP).

Nel 1977, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha dichiarato il 29 novembre Giornata internazionale della solidarietà con il popolo palestinese (Risoluzione 32/40 B) e da allora ogni anno sono tantissime le iniziative nel mondo per ricordare alla comunità internazionale che la questione della Palestina è ancora irrisolta e che il popolo palestinese deve poter godere di quei diritti inalienabili che l’Assemblea Generale ha definito: il diritto all’autodeterminazione, all’indipendenza e alla sovranità nazionale, il diritto al ritorno dei profughi. Pochi mesi dopo la risoluzione 181, nella primavera del 1948, ebbe inizio la tragedia palestinese, la Nakba, un evento politico e storico che ha segnato la memoria dei popoli arabi soprattutto sul piano culturale e letterario, dando origine a generazioni di poeti e scrittori, non solo palestinesi, le cui opere sono divenute “serbatoi di memoria” e, nel caso della narrativa e della poesia palestinesi, si tratta di memoria connessa ai luoghi reali e immaginari, alla geografia sottoposta al cambiamento dall’occupazione, a vicende personali e collettive. Per un approfondimento sul tema, rimandiamo alla lettura del saggio di S. Sibilio “Nakba – La memoria letteraria della catastrofe palestinese” 2013 - Ed. Q.

 

In occasione della Giornata internazionale della solidarietà con il popolo palestinese, Arabook vuole soffermarsi su due opere letterarie che hanno avuto una trasposizione cinematografica apprezzata anche dalla critica sul tema dell’esilio, dell’emigrazione forzata, tanto attuale anche nel presente.  Abbiamo scelto queste opere nella convinzione che il lettore e il pubblico possa sperimentare e comprendere a fondo inquietudini, drammi e passioni dei protagonisti sia nella versione narrativa che cinematografica.

Si tratta di due racconti dello scrittore palestinese Ghassan Kanafani da cui sono stati tratti i film realizzati da due registi arabi, uno egiziano e l’altro iraqeno, confermando la centralità della questione palestinese nell’agenda politica e culturale del mondo arabo fino a qualche decennio fa.

 

Al-Maḫdūʿūn  (Gli ingannati) è un film diretto dall’egiziano Tawfiq Saleh  nel 1972 e tratto dal romanzo  “Uomini sotto il sole” di  Kanafani. Si tratta di una pellicola di incredibile attualità per le terribili vicende dei tre profughi palestinesi che negli anni sessanta cercavano in Kuwait ciò che oggi profughi e immigrati cercano in Europa, scappando dalle guerre e dalla fame. La storia ben scritta da Kanafani ci appassiona e ci fa seguire con empatia il viaggio dei tre palestinesi che muoiono in una cisterna mentre cercano di attraversare il deserto per raggiungere un futuro migliore nel Golfo degli anni sessanta. Il regista, e prima ancora lo scrittore, entrambi impegnati nella denuncia delle ingiustizie sociali e politiche, in questo film lancia una chiara accusa al sistema di sfruttamento di popoli e risorse, ma è anche un’accusa trasversale ai paesi occidentali incapaci di fronteggiare una crisi che essi stessi hanno in parte determinato.  Nel 1972 Al-Maḫdūʿūn  vinse il premio come miglior film alle Journées Cinématographiques di Tunisi, ma dopo tre giorni di proiezioni venne ritirato dalle sale del paese per via delle proteste degli Emirati Arabi Uniti, rimanendo a lungo proibito anche in Egitto e in Siria. Il regista Tawfiq Saleh è stato un pioniere del cinema neorealista egiziano e ha diretto altri film di denuncia contro le ingiustizie sociali. 

 

Nel 1981 il regista iraqeno Kassem Hawwal dirige il film “Ritorno a Haifa”, tratto anch’esso dall’omonimo racconto di Kanafani. In questo romanzo l’autore palestinese opera per la prima volta un confronto letterario tra israeliani e palestinesi che la pellicola di Hawal riuscirà a tradurre in immagini molto efficaci. Si tratta del confronto drammatico tra una famiglia palestinese di Haifa, costretta a scappare nel 1948 in seguito all’occupazione israeliana e che nella fuga abbandona il figlio più piccolo a casa, e la famiglia di ebrei scappati dai campi di sterminio in Europa che ha occupato la loro casa e allevato il piccolo Khaldun, divenuto intanto il soldato israeliano Dov.  Per lo spettatore occidentale, la trasposizione cinematografica di Hawwal rappresenta una testimonianza chiara della Nakba. Il film fu realizzato interamente con fondi palestinesi, raccolti dal Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, mentre i palestinesi dei campi profughi del Nord del Libano fornirono aiuto e capitale umano alla produzione e alla realizzazione delle scene. Il film purtroppo è rimasto fuori dai circuiti cinematografici occidentali, circolando solo nei paesi arabi e in alcuni festival di cinema indipendente.

Sulla trasposizione cinematografica di alcuni romanzi arabi vi segnaliamo un notevole approfondimento di Aldo Nicosia che con Carocci Editori nel 2014 ha pubblicato “Il romanzo arabo al cinema. Microcosmi egiziani e palestinesi”. Tra i romanzi e le versioni cinematografiche analizzate dall’autore c’è anche Al-Maḫdūʿūn  (Gli ingannati) del quale ci parla ampiamente aiutandoci a contestualizzare sia il romanzo che il film.  

 

Nella speranza che altre opere letterarie palestinesi possano ispirare sceneggiatori e registi non solo arabi, Arabook celebra questa Giornata in solidarietà con il popolo palestinese ricordando l’importanza della sua storia letteraria e, più in generale quella della letteratura araba,  con le parole del grande Edward Said: 

Nell’attuale percezione americana l’Oriente arabo o islamico appare come una regione abitata da popoli, per così dire, mutilati, ridotti ad “atteggiamenti”, “tendenze”, dati statistici: in una parola, disumanizzati. Ogni poeta o romanziere arabo (e ve ne sono parecchi) descrivendo le proprie esperienze, i propri valori, la propria umanità (per strano che possa sembrare), infrange gli schemi (immagini, luoghi comuni, astrazioni) tramite i quali l’Oriente viene rappresentato. Un testo letterario parla più o meno direttamente di una realtà viva. La sua forza non consiste nell’essere arabo, francese o inglese; la sua forza non può consistere che nella potenza e vitalità della parola che, per richiamare la metafora di Flaubert nella Tentation di Saint Antoine, fa traballare gli idoli che gli orientalisti sostengono…

 

Testo di Pina Fioretti

 

BIBLIOGRAFIA:

 

Simone Sibilio, “Nakba. la memoria letteraria della catastrofe palestinese”, Edizioni Q, 2013. 

ISBN: 9788897831198

 

Ghassan Kanafani, “Uomini sotto il sole”, 2003, Sellerio. 

EAN: 9788838918570

 

Ghassan Kanafani, “Ritorno ad Haifa”, 2003, Edizioni Lavoro.

EAN: 9788873130246

 

Aldo Nicosia, "Il romanzo arabo al cinema, Microcosmi egiziani e palestinesi", 2014, Carocci.

ISBN: 9788843072170

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