A luglio 2021 è uscita un’importante e preziosa pubblicazione dell’Istituto per l’Oriente C. A. Nallino, curata e tradotta dall’arabo da Patrizia Zanelli, “Memorie di una gallina” (Mudakkirat dagaga).
Ho accolto con entusiasmo questa pubblicazione perché mi ero imbattuta in questo libro molti anni fa, durante la stesura della tesi di laurea sulla produzione letteraria palestinese precedente al 1948. Il titolo mi colpì perché rievocava un aspetto fondamentale della resistenza culturale palestinese ossia la salvaguardia della memoria storica.
Nella bibliografia che avevo consultato, il titolo “Memorie di una gallina” era apparso più volte accompagnato da sintesi più o meno concordanti: il personaggio era una gallina che rievocava la sua vita nella fattoria del suo padrone, un palestinese, e del cambiamento che era stata costretta a subire mentre veniva confinata in una terra diversa da quella in cui era nata. Una descrizione così sintetica rimandava alla questione della diaspora palestinese, eppure l’opera era stata pubblicata nel 1943, ben prima della nakba!
Per questo motivo ho sempre coltivato il desiderio di poter leggere questo romanzo tant’è che mesi fa, in occasione di un incontro con l’editore Wasim Dahmash, gli chiesi informazioni sul libro e se fosse mai stato tradotto.
Qualche settimana più tardi lui mi invia la foto della copertina del libro tradotto in italiano e oggi sono qui a raccontarvi del libro con immenso piacere
In questo romanzo allegorico la gallina protagonista appare come l’incarnazione archetipa della visione e della coscienza dell’autore il quale, pur non attribuendole un nome, le conferisce notevoli capacità di riflessione e analisi.
Il mondo animale diventa metafora della natura e condizione umana e Ishaq Musa Al-Husayni si serve molto abilmente di questa tecnica per narrare la condizione degli arabi in quel periodo con un riferimento particolare alla situazione dei palestinesi e uno sguardo attento agli eventi mondiali.
Il romanzo narra le vicende di una gallina che si ritrova improvvisamente in un ambiente nuovo dove stringerà rapporti d’amore e di amicizia osservando e scrutando la realtà, riflettendo su questioni cruciali sia personali che sociali con l’inevitabile collegamento alla dimensione storica in cui il romanzo viene scritto. L’improvviso cambiamento di vita, la descrizione accurata del trasferimento forzato della protagonista in un ambiente nuovo, la sua crescente paura di un futuro incerto e pericoli in agguato, come l’arrivo di ospiti inattesi, rievocano le ansie dell’autore che osservava l’aumento dell’immigrazione ebraica in Palestina e l’approssimarsi di scenari già decisi sullo sfondo della seconda guerra mondiale.
La lettura di questa traduzione ci permette di cogliere anche altri aspetti che vanno oltre la questione palestinese: la condizione di vita in contesti diversi delle popolazioni arabe; il rapporto tra “maschi e femmine” (non vengono usati qui i termini quali “uomo” e “donna” poiché la protagonista del racconto è un animale); la questione della giustizia sociale e dell’imbarbarimento culturale. Leggendo questo libro si è accompagnati dalla protagonista a riflettere sul rapporto tra femmine e maschi:
“…Cosa vieta a una femmina di essere come un maschio nel condurre le lotte necessarie per affrontare le disgrazie, eliminare gli orrori e risolvere le crisi?”.
Quesito posto in un contesto spazio-temporale ben precedente alle lotte per l’emancipazione femminile ma ricco degli stimoli sociali e letterari del movimento culturale della nahda in cui le donne arabe fecero sentire la loro voce. In una nota, infatti, la traduttrice ci ricorda l’impegno delle attiviste palestinesi durante la Grande Rivolta del 1936-1939 e a cui l’autore si era ispirato nel delineare la figura della sua protagonista
Il romanzo è ricco di riflessioni della protagonista sulla questione femminile che vanno dalla necessità della solidarietà femminile al diritto all’istruzione e a dotarsi di mezzi e strumenti per costruire la propria forza:
“...E fino a quando continueremo a dipendere dal maschio, caricandolo delle nostre responsabilità e fatiche?”
Non si può fare a meno, leggendo l’opera, di ammirare questa gallina per le sue analisi e introspezioni che passano dal particolare al generale, dalla condizione del singolo a quella della società. L’ammirazione aumenta contemporaneamente a quella per l’autore se pensiamo al contesto storico e sociale e all' aver affidato a un animale femmina, la gallina, il ruolo di un saggio filosofo.
Non mancando riflessioni più amene su questioni come l’amore in particolare sulla differenza di età, che la gallina, innamorata di un gallo più giovane di lei, risolve così:
“…Ho, inoltre, il cuore infiammato da una passione che mi lascia presagire che la differenza di età tra me e lui non è tale da impedire alle nostre anime di fondersi insieme…. L’età non è un fattore in grado di separare i cuori degli innamorati! Un vecchio può amare una giovane, e una vecchia un giovane; chi ama non fa dell’età una precondizione del proprio amore.”
“Memorie di una gallina”, nonostante il titolo rimandi al passato, è un’opera che si protrae verso il futuro perché tratta argomenti filosofici con i quali l’umanità si confronta da sempre.
Al lettore di oggi non sfugge, per esempio, una questione di grande attualità ossia la scelta del tipo di lotta da adottare contro l’ingiustizia. Ed è a questo punto del romanzo che Ishaq Musa Al Husayni, scrittore palestinese del primo Novecento, ci mostra la via della resilienza, ma al contempo non risparmia dure critiche alle leadership arabe e palestinesi del suo tempo.
Si tratta di una presa di posizione chiara, alla vigilia della catastrofe inflitta ai palestinesi, con cui l’autore dichiara il suo ripudio alla guerra e per questa sua posizione il suo romanzo è oggetto di critiche che continuano ancora oggi.
Ishaq Musa Al- Husayni era sostanzialmente un umanista e pacifista:
“Diffondere gli ideali sublimi che denunciano la tirannia, la violenza e l’ingiustizia, con la massima chiarezza, e invitano gli esseri viventi a contrastarle con estrema energia. Nessuno in questo mondo può vivere in pace e sicurezza, se è la forza a dominare, né può esimersi dal fare tutti gli sforzi possibili per abbatterne il potere.”
Il ripudio della violenza non è una resa se accompagnato dalla determinazione a restare nella propria terra, ed è questo forse uno dei grandi messaggi di questo romanzo.
Molteplici altre riflessioni emergono in questo libro, alcune legate all’attualissima questione del rispetto per la natura e il rispetto per tutte le forme di vita:
“Quando non ho potuto più sopportare il senso di soffocamento provocato dalla lotta feroce che infuriava dentro di me, ho deciso di uscire per stare in mezzo alla natura…La natura è troppo nobile e sublime da subordinare le sue creature a vedute tanto ristrette. Non fa distinzione fra ciò che genera, e ai suoi occhi tutte le forme di vita sono eguali. Il nero non le sta a cuore più del rosso, né il bianco più del giallo. La natura ha creato intenzionalmente queste differenze. Quindi, perché cerchiamo di fraintenderle e interpretarle nel peggior modo?”
Uno dei meriti di Patrizia Zanelli è quello di farci conoscere, attraverso un’accurata introduzione questo grande scrittore che svolse un ruolo importante all’interno della nahda palestinese. Ishaq Musa Al-Husayni (1904 – 1990) era un profondo conoscitore della letteratura araba classica e attento studioso della filosofia occidentale. Era nato a Gerusalemme e apparteneva ad una famiglia che ha svolto un importante ruolo politico e culturale nella storia della Palestina, è stato il primo palestinese ad aver conseguito il dottorato in una materia letteraria all’Università di Londra, dopo aver studiato al Cairo con professori del calibro di Taha Husayn. Autore prolifico, scrisse moltissimi articoli e circa ventiquattro libri, alcuni dei quali dedicati alla storia di Gerusalemme e alla necessità di salvaguardarne l’arabicità. Tematiche che testimoniano la sua attenzione alla questione politica e il suo coinvolgimento nelle vicende storiche del tempo. A lui si deve la prima Fiera del Libro Palestinese che organizzò nel 1946 a Gerusalemme dove furono esposti circa ottocento volumi. Lo scrittore coltivò la speranza che proprio in questa città venisse creata una biblioteca dove custodire il patrimonio culturale della Palestina.
Ishaq Musa Al-Husseyni fu uno dei tanti scrittori ed intellettuali palestinesi che animarono la vita culturale della Palestina dei primi del Novecento e durante il mandato britannico.
Autori di questa generazione hanno bisogno di una maggiore visibilità nel panorama editoriale italiano perché le loro opere testimoniano la storia e la cultura palestinese antecedente il 1948 e, considerando il tentativo in atto di far sparire la Palestina, tradurre le loro opere è necessario. In questa direzione si colloca il lavoro di Patrizia Zanelli che restituisce sia sul piano linguistico che stilistico la complessità dell’opera e ne consente una più larga diffusione non solo tra chi si occupa di letteratura araba ma anche tra i lettori interessati a costruire una cultura della pace.
Patrizia Zanelli, docente di Lingua e Letteratura araba presso il Dipartimento di Studi sull'Asia e sull'Africa Mediterranea dell'Università Ca' Foscari a Venezia e socia dell'EURAMAL ( European Association of Modern Arabic Literature).
Testo di Pina Fioretti
Dettagli bibliografici:
Titolo: Memorie di una gallina
Autore: Ishaq Musa Al-Husayni
Traduzione di: Patrizia Zanelli
Casa editrice: Istituto per l’Oriente C.A. Nallino
ISBN: 9788897622949
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