Hunna è il pronome che in arabo indica un gruppo femminile ed è questo l’espressivo titolo scelto dal collettivo Samandal per raccontare le storie di 8 donne arabe attraverso il disegno di Lena Merhej. Brevi storie a fumetto che raccontano altrettante donne di diversi paesi arabi. Donne che con le loro azioni sono esempi positivi: non si tratta necessariamente di gesta eccezionali, quello che la pubblicazione vuole è raccontare la realtà, allontanandosi dagli stereotipi di genere.
La traduzione di Fatma au Parapluie ha rappresentato una sfida interessante che ha richiesto un lungo processo di negoziazione tra le due lingue. Ne parliamo con Nia Lotfi il traduttore che ci ha condotto alla scoperta delle scelte editoriali fatte per questa pubblicazione.
In passato relegati a ruolo secondario, appannaggio dei bambini, oggi i fumetti sono considerati un’arte completa, che parla agli adulti. Nel mondo arabo hanno una storia ricca, sono parte integrante della cultura e trattano tematiche importanti usando anche la lingua comune del dialetto.
Il 2018 verrà ricordato come l’anno del fumetto arabo. Protagonista del Festival del fumetto di Angoulême dove un’intera sezione è stata dedicata alla nona arte prodotta e realizzata da artisti arabi.
TokTok Book raccoglie gli ormai introvabili primi cinque numeri del magazine: un’occasione per gli amanti del fumetto arabo di ripercorrere le tappe iniziali del collettivo TokTok e di ritrovare i contributi di alcuni artisti internazionali.
Questa pubblicazione, edita dalla casa editrice alessandrina Fabrica Art Factory, è la traduzione in arabo dell’opera di Golo “Le couleur de l’infamie”, una graphic novel pubblicata originariamente in lingua francese.