23 marzo 2012 Fiera del Libro per ragazzi, Bologna
Testo raccolto da Eugenia Pesci
Presentazione di Tabati, edito da Dar Onboz.
Editore e autrice Nadine R.L. Touma, illustrazioni di Lara Assouad Khoury.
Moderatore Marcella Terrusi, dottoranda in Pedagogia all’Università di Bologna, alla presenza di un membro della Giuria 2012, Antonio Faeti.
“L’assemblaggio, splendido davvero, di motivi grafici e di strutture calligrafiche, rimanda, inevitabilmente alle grandi avanguardie che tentarono di realizzare questo stesso percorso. Si tratta di una sfida in un certo senso “perenne”, che ripercorre tante ipotesi creative dove gli Egiziani e Gutenberg fanno valere i loro diritti con piena ragione. Il libro è così compiuto e intensamente delineato da riproporre certe pagine dei futuristi, mentre tuttavia procede oltre le strettoie di quel movimento. Nuovo, vibrante, eclatante come è, non c’è dubbio che possieda una fascinazione molto antica, riproponendo vecchissime quesiti su scrittura, visione, stampa , struttura del testo, valore dello sguardo. Però in senso molto specifico è un “libro per bambini”, in quanto chiede di ricominciare da capo, di tornare a quelle aurore in cui la bellezza del testo era data anche dai caratteri usati per scriverlo. Un’aurora qui nascosta nell’indissolubile legame tra frasi e composizione che fa di due testi uno solo.”
Queste sono le motivazioni che hanno portato la giuria del Children’s Bookfair di Bologna a scegliere Tabati come Opera Prima, la cui lettura ha aperto l’incontro con le autrici. Antonio Faeti ha definito Tabati una curiosa opera, in cui l’esperienza e la cura per la sua realizzazione sono evidenti a tal punto che appare come il culmine di lunga e laboriosa attività grafica e pittorica: la giuria non ha avuto nessuna esitazione a conferirgli il premio.
In Tabati confluiscono diverse opzioni, continua Faeti, molteplici direzioni di ricerca. È paragonabile ai libri medievali, alle miniature in cui la pagina era percepita non solo come un contenitore di parole ma anche come una dimensione in cui collocare delle ricerche visive, la pagina acquisiva una vita propria, autonoma e separata dal testo. I bambini ricercano proprio questo: una compenetrazione tra testo e dimensione visiva, presente in Tabati. In questo libro trionfa la dimensione artigianale, attraverso la quale il bambino ne può creare un nuovo, tutto suo, attraverso la manipolazione.
Infine nonostante il libro provenga da un universo culturale grafico, pittorico e calligrafico particolare è un libro che appartiene a tutti: ricorda i due grandi artisti del ‘900: Kandinsky e Mondrian che si realizzano le proprie opere muovendosi tra una visione grafica e una invece astratta.
L’incontro è proseguito con la presentazione del libro da parte dell’autrice e editrice, Nadine Touma, che ha chiarito come la semplice storia di Tabati, quella di un bambino che inventa, immagina un’avventura per la propria palla, sia a lungo è rimasta senza illustrazioni. Tabati era un progetto che Nadine aveva in mente da tempo, ma per cui era difficile trovare l’illustratore giusto, che potesse dare alla storia non solo forme e colori ma anche una dimensione che si potesse toccare e plasmare. Lara Assouad Khoury ha saputo rendere il libro un’esperienza quasi tattile, concreta. Il piccolo cerchio rosso si trasforma e diventa una palla, il sole, un orologio, ma non solo. Il cerchio si smembra, si taglia in più parti e diventa il cofano di una macchina, le onde del mare e la testa di un pesce.
L’universo di Tabati è tutto costruito attorno alle forme geometriche più elementari: il cerchio ma anche il rettangolo, il triangolo, il quadrato, che danno vita a tutto il libro, inclusa la scrittura. Queste stesse forme geometriche, ricavate da pezzi di legno lavorati, sono diventate anche un gioco in cui il bambino può inventare una sua storia ed un suo universo sempre con le stesse e semplici forme.
Il dvd, allegato al libro, contiene la storia di Tabati animata. Sono stati aggiunti alcuni elementi e dettagli non presenti nel libro, come suoni e i rumori, ed anche in questa scelta le autrici sono rimaste fedeli al progetto. I suoni e rumori sono quelli di un bambino mentre gioca, emessi con l’unico strumento che ha a disposizione, la bocca. Si ascolta dunque il “bee bee” del clacson della macchina e lo “splash” dell’acqua.
Da Tabati è nato inoltre anche un altra opera editoriale: I suoni dell’alfabeto, al Asuat al Abjadiya, edito sempre da Dar Onboz.
In questo libro sono presentate le lettere dell’alfabeto arabo ed ognuna di esse è affiancata ad una parola onomatopeica, di cui la lingua araba è ricca.
Ad esempio la lettera T è associata al verbo taktak che riprende il “tic tic” dell’orologio e significa appunto ticchettare.
Nadine Touma ha infine apprezzato che la sua opera Tabati non fosse catalogata come un lavoro di una specifica parte del mondo, quello arabo, ma che fosse inteso come un’opera che si possa collocare a livello mondiale.
L’intervista è continuata e Lara Assouad Khoury, type e graphic designer, ha spiegato come è arrivata al progetto grafico di Tabati. Il suo primo approccio nell’illustrazione del libro è avvenuto attraverso pezzi di legno, tagliati seguendo le forme geometriche più semplici come il cerchio, il triangolo e il rettangolo. L’illustrazione ha naturalmente preso forma da sola, proprio come un gioco per bambini. Quest’opera è sicuramente il culmine del lavoro dell’illustratrice, frutto di una lunga ricerca sulla calligrafia araba condotta sia durante gli anni di studi che nel proprio lavoro; non a caso dall’idea inziale sono bastati due mesi per giungere al lavoro finale.
Prendendo spunto dallo stile Bauhaus e dall’estetica costruttiva Lara ha deciso di inventare un nuovo stile di scrittura che potesse essere più minimalista e semplice dell’usuale scrittura araba e dei font da essa utilizzata, considerati troppo ornamentali e barocchi. Le ragioni sono differenti: sia per dare un riscontro al modo di vivere degli arabi d’oggi, non più da associare ad antiche miniature e mosaici, all’esotico e allo sfarzo, e sia per rispettare una sorta di semplicità visiva. Lara si definisce un’amante dell’estetica giapponese e del suo approccio semplice e pulito, in cui nella pagina nulla è superfluo, non necessario.
Tuttavia si definisce anche profondamente mediterranea e legata alle proprie origini. Infatti proprio da esse ha tratto ispirazione, prendendo come esempio lo stile calligrafico arabo chiamato cufico. Questo stile, che è il più semplice e puro tra i sei presenti, ha spesso i segni diacritici, chiamati harakat, di un colore differente rispetto a quello dell’intero testo, ovvero in rosso. Anche in Tabati questi segni vocalici hanno lo stesso colore. Questa scelta è stata voluta e ricercata, sia per una questione di estetica del testo e della pagina, ma anche perché questi piccoli segni rendono la lettura del libro da parte dei bambini più semplice e scorrevole.
Dunque un vero libro per bambini.
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